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La Nostra Storia

La nascita della Cassa di Risparmio di Civitavecchia

Fino all’avvento di Pio IX la Cassa di Risparmio di Roma restò in tutto il Lazio un caso isolato. La situazione di Civitavecchia, per quanto riguarda l’aspetto creditizio, era analoga a quella di Roma negli anni ’20: ricorso al prestito privato usurario e in minima parte al monte di Pietà. Quest’ultimo operava in città fin dal 1702.

Pio IX il 13 febbraio 1847 incaricava il Gonfaloniere Felice Guglielmi di verificare se esistessero le condizioni necessarie per la realizzazione dell’ambizioso progetto. Felice Guglielmi costituì un apposito Comitato promotore, e indisse per il giorno 22 marzo 1847, alle ore 5 pomeridiane, nella sala comunale, l’adunanza di “tutti i cittadini che spontaneamente si erano sottoscritti”, al fine di procedere all’approvazione del Regolamento organico e alla elezione del Consiglio di amministrazione, il Comune e la Camera di Commercio, furono i due principali soci fondatori della Cassa. La seduta del 22 marzo si concluse con l’elezione del seguente Consiglio d’amministrazione: Presidente, Felice Guglielmi; Vice-Presidente, Giovanni Andrea Palomba; Cassiere, Giovanni Valentini; Ragioniere, Pietro De Filippi; Segretario, Luigi Arata; Sottosegretario, Gio. Batta Fraticelli; Consiglieri, Gaetano Lanata, Domenico Bartolini, Biagio Acquaroni, Nicola Guglielmotti, Donato Bucci, Lazzaro Cordelli. Negli atti ufficiali viene indicato, quale giorno d’inizio dell’attività, il 1° luglio; ma tale data è probabilmente convenzionale, mentre l’effettiva apertura degli sportelli dovrebbe essere avvenuta la domenica successiva alla riunione del 5 luglio nella quale il Consiglio comunale, con la sottoscrizione degli 800 scudi, aveva consentito di raggiungere i necessari 2000 scudi di capitale.

La legge 15 luglio 1888, n.5546, per la prima volta disciplinava in maniera organica le Casse di Risparmio italiane. La novità più clamorosa, almeno per le Casse fondate da società private, come appunto quella di Civitavecchia, era contenuta nell’art. 5, “Nelle Casse di Risparmio istituite da associazioni, la qualità di socio è personale e intrasmissibile”. Felice Guglielmi, suo nipote Giulio, gli eredi degli Arata, dei Calabroni, dei Palomba, dei Bucci e di tutti gli altri coraggiosi fondatori della Cassa di Risparmio di Civitavecchia vedevano mutare improvvisamente in modo radicale il proprio ruolo in seno all’istituzione. Poi, la Cassa non restò immune dalle ripercussioni della crisi generale, peraltro accentuate dall’apertura in città di una concorrente (almeno in parte) società ordinaria di credito: La Banca di Credito Agrario e Commerciale di Civitavecchia.

Tra gli strumenti utilizzati per superare la crisi, particolare rilievo assumono la riduzione dei costi di amministrazione e una più rigorosa politica del credito. Si deve aggiungere, l’apertura dell’agenzia di Tarquinia che consentiva di estendere il campo di azione della Cassa nella solida economia agricola della vicina cittadina.

Il ‘900 e la Seconda Guerra Mondiale

Nel 1912, con l’adesione alla neo nata Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane, l’Istituto pose le basi per un più deciso coinvolgimento nelle vicende del sistema Casse. Tale orientamento venne ulteriormente rafforzato dalla partecipazione alla costituzione dell’Istituto di Credito delle Casse di Risparmio Italiane, avvenuta nel 1921, e ancora, dalla unione in Federazione con le altre Casse di Risparmio del Lazio nel 1928. La fine del primo conflitto mondiale rappresentò per l’Istituto l’occasione per intervenire in modo attivo e concreto in soccorso della cittadinanza, provata dalle sofferenze della guerra. Le azioni sicuramente più significative furono realizzate nel settore del credito edilizio. Le numerose sovvenzioni accordate a privati e, soprattutto, la partecipazione al capitale di fondazione dell’Istituto autonomo delle Case Popolari, accompagnata dai larghi finanziamenti concessi a tale Ente, contribuirono, infatti, al sorgere in Civitavecchia di nuovi quartieri a beneficio dei cittadini meno abbienti. In questo periodo la Cassa rafforzò la sua presenza sul territorio attraverso l’apertura di due nuove agenzie a Tolfa ed Allumiere, nel 1922.

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Nel 1936 fu acquistata la palazzina di via Cencelle, n.14, dove era stata trasferita la Sede Centrale nel corso degli anni ’20, lasciando gli uffici di via Traiana. L’acquisto venne esteso anche alla palazzina gemella all’angolo fra via Cencelle e via Risorgimento.
Le conseguenze del primo bombardamento aereo su Civitavecchia, avvenuto il 14 maggio 1943, risultarono disastrose per la sede di via Cencelle. Nonostante ciò il servizio di sportello continuò ad operare, sebbene con una funzionalità notevolmente ridotta, fino al 24 settembre 1943, data in cui i Comandi Germanici ordinarono lo sgombero di tutta la zona litoranea. Il materiale contabile – amministrativo venne allora trasferito presso la sede di Tolfa, dove erano già stati accentrati i pochi valori che la Cassa custodiva ancora direttamente, dopo averne depositato la maggior parte presso altri Istituti ubicati in zone meno pericolose. Si riuscì, in tal modo, a garantire il funzionamento degli Uffici Centrali, che, in ogni caso, nell’aprile del 1944, in seguito all’estensione delle operazioni belliche all’entroterra, furono trasferiti presso l’Istituto di Credito delle Casse di Risparmio Italiane. Durante questo periodo continuarono comunque ad operare le agenzie di Tarquinia, Tolfa ed Allumiere.

La ricostruzione ed il boom economico

Dopo la guerra riprese la politica di espansione sul territorio. L’organizzazione periferica venne infatti ampliata con l’apertura di nuovi sportelli a Cerveteri, Manziana e Montalto di Castro nel 1946, a Santa Marinella e Ladispoli nel 1951 e a Santa Severa nel 1956.
Gli anni ’70 ed ’80 furono caratterizzati da un intensa attività della Cassa sia nel campo del sociale e della pubblica utilità che, come più volte ricordato, rappresenta il tradizionale ambito di operatività dell’Ente, sia nel settore più propriamente creditizio. Per quanto riguarda il primo aspetto, si susseguirono le iniziative, a favore degli Ospedali di Civitavecchia e Tarquinia, a favore delle locali sezioni della Croce Rossa Italiana, a favore, ancora, di orfanotrofi ed asili, di enti assistenziali e di famiglie bisognose, di enti morali, di associazioni di volontariato e di comunità parrocchiali, diocesi e caritas diocesane. L’impegno profuso della Cassa in favore dei bisognosi si intensificò, poi, in presenza di particolari eventi calamitosi che colpirono le popolazioni del territorio di operatività. Particolare attenzione venne inoltre riservata agli studenti delle scuole locali, attraverso donazioni di materiale didattico e mediante una costante opera di incoraggiamento e di educazione al risparmio, svolta con la collaborazione del corpo insegnante.
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La Cassa non tralasciò, inoltre, di sostenere le iniziative sportive, accordando contributi alle diverse associazioni della zona. Non si possono poi non ricordare gli interventi di restauro compiuti ad opera dell’Istituto.
Nel 1986 furono portate a termine le opere di ripristino dell’archetto medievale di piazza Aurelio Saffi ed i lavori di illuminazione dei ruderi dell’antica rocca di Civitavecchia. Nello stesso anno venne riaperto il Museo Civico di Civitavecchia, dopo l’esecuzione dei lavori per la sistemazione della scala di accesso ai piani superiori, effettuata con il contributo della Cassa. Anche la città di Tarquinia potè beneficiare dei contributi che il nostro Istituto mise a disposizione per il recupero, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia

All’inizio degli anni ’90 venne attuata una radicale ristrutturazione organizzativa del sistema creditizio italiano che interessò, in modo particolare, gli istituti di credito di diritto pubblico. In seguito all’emanazione della legge 30 luglio 1990, n.218, la cosiddetta, “Legge Amato” e successivi decreti di attuazione, la Cassa di Risparmio di Civitavecchia SpA, avente come socio di maggioranza una fondazione, l’Ente Cassa di Risparmio di Civitavecchia, cui venne riservata, dall’art.12 del d. lgs. 20 novembre 1990, n.356, la prosecuzione delle tradizionali finalità di assistenza e tutela delle categorie sociali più deboli ed il perseguimento di fini di interesse pubblico e di utilità sociale preminentemente nei settori della ricerca scientifica, dell’istruzione, dell’arte e della sanità. Come azionista di minoranza della neo nata società per azioni intervenne la Banca di Roma, acquistando la quota di partecipazione non detenuta dalla Fondazione, pari al 28,57% delle azioni.
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Per meglio definire il ruolo e il funzionamento delle Fondazioni bancarie e il rapporto Fondazione – società conferitaria, fu successivamente emanata la Direttiva del Ministro del Tesoro Dini del 18 novembre 1994 che definì norme e criteri per la dismissione di una quota delle partecipazioni detenute dalle fondazioni nelle società per azioni dettò alcune importanti norme relative all’assetto organizzativo delle fondazioni e alle modalità di intervento nei settori istituzionali.
Con la direttiva Dini, quindi, venne resa manifesta la volontà del legislatore di pervenire ad una progressiva separazione fra l’Ente conferente e la società conferitaria e venne altresì affermata l’autonomia delle fondazioni nel campo del sociale, attribuendo ad esse un ruolo attivo da esercitare in maniera efficiente, attraverso l’elaborazione di valide strategie di intervento.

Dal 2002 l’Istituzione del Sociale del Territorio

Nel corso degli anni, a partire dal 2002, quando di fatto ha cominciato ad operare, la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia ha via via assunto un ruolo sempre più importante nell’ambito “sociale” del suo territorio di riferimento. Un’azione che è stata possibile da un lato grazie alla efficiente gestione della banca, di cui l’ente è socio al 49%, dall’altro in virtù di una amministrazione oculata del patrimonio e di una intensa ed efficace politica di promozione della Fondazione e della sua mission, che si è tradotta in una più diffusa conoscenza delle finalità proprie di questo tipo di organismo giuridico e, di conseguenza, nell’aumento delle partecipazioni ai bandi annuali e delle richieste di finanziamento dei progetti. Determinante, ai fini dell’attivazione di quello che è risultato essere un prezioso circolo virtuoso per il territorio, è stata la scelta, da parte della Fondazione, di mantenere il 49% delle azioni della banca. Nel pieno rispetto delle finalità perseguite dalla Legge Ciampi, la Fondazione ha scelto di mantenere comunque un forte connubio con la spa: è stata l’intuizione del presidente, avv. Vincenzo Cacciaglia, con una scelta condivisa da tutto il consiglio di amministrazione dell’ente e dall’organo di indirizzo, a far sì che in un momento in cui esistevano delle avversità che avrebbero potuto indurre la Fondazione a ridurre la propria partecipazione ed a cercare valide alternative, si gettassero invece le basi per quello che oggi non si limita ad essere un rapporto tra soci, ma è diventato un binomio attorno al quale si coniugano economia e sociale, “fare impresa” e “no profit”. Le figure che oggi svolgono un ruolo di garanzia nell’ambito del rapporto fra banca e Fondazione, a partire dal presidente della Spa, il professor Massimo Ferri, fino agli altri membri del consiglio di amministrazione della banca indicati dall’ente, sono state individuate in base a precisi criteri di competenza, di appartenenza ed alla capacità di interpretare un elemento di raccordo tra le due istituzioni, distinguendo le specifiche finalità di ciascun soggetto nell’ambito, però, di una visione d’insieme capace di ricomprendere crescita d’impresa, per la banca, e benessere sociale, inteso come obiettivo da raggiungere in ultima istanza da parte della Fondazione, attraverso un’azione focalizzata sui propri specifici ambiti di intervento.
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L’attività istituzionale della Fondazione è stata inizialmente articolata in quattro settori: istruzione, sanità, arte ed assistenza.
Per far fronte alle richieste di intervento sempre più numerose, e coerentemente con gli scopi di utilità sociale indicati nello Statuto, già nel 2003 gli ambiti previsti dal bando sono diventati 6, con la Sanità che è stata “scissa” in salute pubblica e medicina preventiva e riabilitativa, è stato introdotto il settore Volontariato, filantropia e beneficenza, mentre sono stati meglio precisati i contorni delle restanti aree di azione: educazione, istruzione e formazione; assistenza agli anziani; arte, attività e beni culturali.
Dal 2006, infine, con una scelta in linea con l’impegno profuso per l’Università a Civitavecchia, è stato istituito anche il settore della Ricerca Scientifica e Tecnologica.
In 5 anni, sono stati deliberati interventi per circa 9 milioni e mezzo di euro, la metà dei quali sono relativi all’impegno per l’Università a Civitavecchia. Solo nel 2006 sono stati impegnati per i progetti propri e di enti ed associazioni circa 2,9 milioni. E per il bando 2007 lo stanziamento è stato di oltre 1.600.000 euro, destinato ad intensificare gli effetti del circolo virtuoso del “sociale” innescato con la Cassa, sia dal punto di vista finanziario, con quote di utili crescenti di cui possono beneficiare gli enti e le associazioni no profit del territorio, che sotto l’aspetto dei rapporti al vertice: una rinnovata condivisione dei rispettivi obiettivi da perseguire ha consentito ai soci di fare affermare realmente la Spa come “la banca del territorio”, trasmettendo alle famiglie, agli enti ed alle imprese la percezione del “ritorno sociale” garantito alla comunità locale dalla crescita dell’istituto di credito, attraverso l’azione della Fondazione, che non si limita a finanziare i progetti dei bandi annuali, ma progetta e realizza propri interventi molto incisivi nei settori di propria competenza.

La nascita dell’Università a Civitavecchia

Già nel 1994 l’Ente Cassa di Risparmio di Civitavecchia, allora presieduto dall’ingegnere Antonio Amaturo, aveva stanziato 800 milioni di lire per istituire un corso di laurea breve decentrato per operatore turistico, seguendo una intuizione che negli anni successivi avrebbe indotto gli atenei maggiori ad aprire strutture distaccate per decongestionare le proprie sedi principali, con particolare riferimento a quelle situate a Roma.
Otto anni dopo, in seguito all’avvio delle attività didattiche del Polo Universitario di Civitavecchia, istituito dal Comune con le Università “La Sapienza” e “La Tuscia”, la Fondazione ha erogato quel finanziamento (divenuto di circa 413 mila euro), determinante per consolidare il Polo, che in quel momento rischiava – per difficoltà di carattere economico – di dover sospendere i corsi attivi, con un enorme danno per tutto il comprensorio, per il quale l’Università rappresenta una grande opportunità di crescita culturale e sul piano della formazione delle nuove classi dirigenti.
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Sempre nel 2002, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione presieduto dall’avvocato Vincenzo Cacciaglia, coerentemente con le direttive dell’Organo di indirizzo, ha ulteriormente rafforzato il proprio impegno, con l’investimento in assoluto più ingente a beneficio dell’Università a Civitavecchia (per oltre 4 milioni di euro): l’acquisto di una parte dell’immobile dell’ex cinema Bernini, al fine di cederla in comodato gratuito al Polo Universitario, per realizzarvi la sede del corso di laurea in Consulenza Aziendale, della facoltà di Economia della Sapienza, attivato l’anno precedente presso l’Itis “G. Marconi”. Con l’occasione, la Fondazione è anche entrata a far parte del Consorzio per l’Università di Civitavecchia.
La nuova ala del palazzo è stata inaugurata all’apertura dell’anno accademico 2005-2006 dal Rettore della Sapienza, prof. Renato Guarini e dal preside della facoltà di Economia, prof. Attilio Celant.
Oltre all’impegno relativo alle strutture, l’ente nel 2006 tra i settori ammessi al finanziamento dei progetti nell’ambito del bando annuale ha inserito anche quello relativo alla ricerca scientifica e tecnologica, contribuendo all’istituzione di borse di studio per gli studenti più meritevoli di diversi corsi e sostenendo interessanti studi dei due atenei su vari aspetti della realtà territoriale, con ciò sostanzialmente provvedendo alla erogazione annuale di circa 130.000 euro.

Educazione, Istruzione e Formazione: per costruire un futuro migliore

L’ambito Educazione, Istruzione e Formazione è uno dei settori rilevanti di intervento dell’ente, che soltanto nel 2006 ha deliberato, per questa specifica area, interventi per oltre 780.000 euro.
Le scuole, ovviamente, sono i soggetti più attivi nella presentazione di progetti che riguardano tutto il territorio su cui opera la Fondazione, da Montalto di Castro e Tarquinia, fino ad Allumiere, Tolfa, Santa Marinella, Cerveteri e Ladispoli. Le iniziative sono soprattutto relative a laboratori linguistici, di archeologia ed informatici, corsi di formazione per varie figure richieste dal mercato del lavoro locale, centri di ascolto per il disagio delle diverse età, iniziative editoriali a beneficio dei detenuti a Civitavecchia, ricerche storiche sul territorio, fino all’istituzione, da parte del Liceo Classico “Padre Alberto Guglielmotti” del “Certamen Traianeum”, riservato alle ultime classi dei licei classici e scientifici di tutta Italia. Uno degli appuntamenti che la Fondazione mira a far diventare una tradizione, utile a promuovere l’immagine di Civitavecchia, richiamando ogni anno centinaia di ragazzi da varie parti del Paese, così come accade con la Fiera delle Imprese Formative Simulate organizzata all’Istituto di Istruzione Superiore Viale Adige. Tra i percorsi formativi post-diploma, si ricordano quello dell’Itis “Marconi” per “Assistant sound engineer”, articolato in più edizioni e su diversi livelli, e quelli dell’Itscg “Baccelli”, abilitanti per post diplomati ai sensi della normativa sui cantieri di lavoro. La Fondazione ha contribuito anche alla diffusione della musica classica nelle scuole, avvicinando e sensibilizzando gli studenti con il progetto del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, che ha realizzato presso il teatro Traiano una serie di concerti tenuti dall’orchestra dei maestri del Conservatorio. Ad Allumiere questo impegno si è invece concretizzato con il sostegno all’associazione “Amici della Musica”, che ha potuto realizzare un corso per i bambini delle scuole elementari. Sempre nel centro collinare sono stati ampliati e potenziati i laboratori didattici e scientifici del Museo civico, che si avvia così a diventare un centro culturale.
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Il Comune di Tarquinia ha realizzato un laboratorio linguistico per il corso di laurea in “Tecniche per il turismo ed il territorio”.
Il Comune di Santa Marinella si è invece impegnato su azioni formative per l’assistenza familiare e, tramite il Consorzio Unisan, sono partiti corsi di primo soccorso per tutti i cittadini.
A Ladispoli la Direzione didattica del 240° Circolo ha aperto uno sportello di ascolto, realizzando corsi di formazione per docenti e corsi di lingue e di culture, oltre che una festa interculturale; mentre a Cerveteri il 1° Circolo didattico ha puntato sullo sviluppo della creatività dei bambini e sull’integrazione. La valorizzazione del patrimonio ambientale di Tolfa è stata invece al centro di un progetto dell’Istituto comprensivo del comune collinare. Su tutta la zona, infine, la Asl RmF ha promosso una campagna di informazione nelle scuole elementari sui rischi del fumo.

Da sempre in prima linea per il volontariato, la filantropia, la beneficenza e l’assistenza agli anziani

La Fondazione non può certo dimenticare le proprie origini: nel rispetto della finalità di assistenza e tutela delle categorie sociali più deboli, che era propria già dei primi enti bancari, è divenuta sempre più un punto di riferimento per le numerose e meritevoli associazioni di volontariato del territorio: Il Ponte, l’Ass.Pro.Ha., la Comunità Mondo Nuovo, l’Adamo, la Cosernuoto, l’Arci, la Caritas diocesana e le Parrocchie sono alcuni tra i soggetti che si avvalgono del sostegno dell’ente per la realizzazione dei loro progetti. Anche in questo ambito l’ente promuove ogni anno proprie iniziative che vanno dall’erogazione di sussidi e l’assegnazione di pacchi nel periodo natalizio ad enti e famiglie bisognose, fino alla creazione, avviata quest’anno in collaborazione con l’Unitalsi, di un punto di incontro polivalente per persone diversamente abili e le loro famiglie. Nel 2007 la Fondazione si è anche surrogata al Comune di Civitavecchia nel pagamento degli affitti per famiglie estremamente bisognose.
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Nell’assistenza agli anziani l’ente si trova ad agire soprattutto contribuendo alla realizzazione di progetti relativi ad iniziative di socializzazione ed animazione, corsi di ginnastica e di nuoto, all’istituzione di centri di ascolto e di compagnia domiciliare, fino a percorsi formativi per badanti, come quello finanziato alla Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, tramite la Caritas, o quello promosso dal Comune di Santa Marinella, che si è occupato di realizzare il relativo corso. Oltre che a Civitavecchia, interessanti ed importanti iniziative sono state avviate a Montalto di Castro, con corsi di ginnastica per la terza età, e Ladispoli, dove è stato aperto un punto di ascolto per gli anziani, simile a quello realizzato dall’Auser territoriale, che prevede anche il buongiorno telefonico per le persone sole.
Nel 2004 la Fondazione ha fatto proprio il progetto dell’Istituto Santo Volto di Santa Marinella finalizzato a realizzare una unità speciale di cura per soggetti affetti da patologie demenziali, tipo il morbo di Alzheimer, alla quale lo stesso anno è stato poi assegnato il Premio regionale all’Eccellenza in Sanità.

Arte e cultura, due fattori di crescita per le comunità locali

Nel 2006 la Fondazione ha inserito il settore Arte, attività e beni culturali tra quelli rilevanti, prendendo atto del grande fermento culturale che caratterizza il territorio, costituendone, con le numerose associazioni attive nella zona, uno dei principali fattori di vitalità e di crescita.
Numerosissimi i progetti finanziati, che hanno consentito di allestire mostre, realizzare libri e documenti multimediali sulla storia e la cultura del territorio, organizzare corsi, convegni ed incontri e recuperare opere d’arte di grande valore e spesso quasi sconosciute: è il caso, ad esempio, degli affreschi della chiesa di San Giovanni di Dio in piazza Calamatta, delle tele del 1600 restaurate nella chiesa del SS. Crocifisso a Tolfa o di 61 volumi del patrimonio librario custodito nella biblioteca del Centro di Simulazione e Validazione dell’Esercito (la ex Scuola di Guerra).
In quest’ambito rientrano iniziative proprie dell’ente, ormai divenuti appuntamenti tradizionali del panorama artistico-culturale locale: “Musica Estate”, giunto nel 2007 alla quinta edizione, che si propone di divenire un evento classico della stagione estiva del litorale, si articola in una rassegna di musica etnica che si svolge nel Forte Michelangelo ed in altri due spettacoli di danza e canto ospitati nella splendida cornice delle Terme Taurine. La seconda manifestazione è il “Concerto di Capodanno”, con il quale la Fondazione dal 2004 saluta insieme alla cittadinanza, nel Traiano gremito, l’arrivo del nuovo anno.
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Un altro evento particolarmente apprezzato – e che ha consentito di rivalorizzare una precedente iniziativa dell’ente, a beneficio di tutta la città – è stata la mostra delle incisioni di Luigi Calamatta. Già nel 2000 il consiglio dell’Ente stanziò la somma necessaria al recupero ed al restauro di circa 80 opere del famoso incisore civitavecchiese. L’iniziativa ebbe successo, ma dopo una fugace celebrazione ed apparizione delle incisioni, nel 2001, l’amministrazione comunale non diede seguito all’impegno di realizzare una mostra permanente. Nel 2006 il progetto è stato ripreso, con l’obiettivo di esporre stabilmente le opere della collezione Cialdi presso l’infermeria presidiarla, che, una volta ristrutturata, dovrebbe divenire la sede di un Museo dedicato a Calamatta. Tra le mostre, merita di essere menzionata quella fotografica dell’Associazione Volontari Francesco Forno, legata all’omonimo concorso internazionale, con partecipanti provenienti da ogni parte del mondo.
Altre iniziative particolarmente apprezzate sono quelle dei concerti in Cattedrale nel periodo natalizio, con generi musicali diversi, ma sempre di altissimo valore artistico: dal Coro della Cappella Giulia della Basilica di San Pietro, al vocalist Harold Bradley, con il gruppo Gospel “St. John Singers”, in collaborazione con “Il cantiere dell’arte di Manziana”.
Nel filone di attività relativo alla conservazione ed al restauro del patrimonio artistico, è stato finanziato il restauro della cappella papale sita presso il Palazzo Camerale di Allumiere, risalente al 1777. Tra le iniziative finalizzate alla pubblicazione di testi per la divulgazione e la valorizzazione della cultura, della storia e delle tradizioni del territorio, va ricordata l’edizione del manoscritto del 1799 nel volume “Le 82 giornate di Civitavecchia”.
In campo archeologico, con particolare riferimento alle necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri, dichiarate “Patrimonio dell’Umanità” dall’Unesco, la Fondazione ha sostenuto il progetto di restauro della “Tomba della Mercareccia”, presso la necropoli dei Monterozzi di Tarquinia. Il Nucleo Archeologico Antica Caere ha invece provveduto al recupero, alla valorizzazione ed alla tutela di un tumulo arcaico di dimensioni eccezionali inserito nell’area archeologica “Campo della Fiera”, a Cerveteri.

La “Merchant Bank” del sociale

Da questo sommario resoconto dell’attività svolta in questi anni nei propri settori di intervento, appare evidente il ruolo di primaria importanza che un ente come la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia è chiamato a svolgere sul proprio territorio di riferimento.
L’ente è coinvolto in tutte le più rilevanti iniziative a carattere sociale, sia che provengano dal settore pubblico che dall’associazionismo delle onlus, senza contare tutti i progetti fatti propri dalla Fondazione stessa, che – come già illustrato in precedenza – si viene a trovare al centro di un articolato sistema del “no profit”, in cui diventa determinante la sua partecipazione a progetti degli enti pubblici e degli enti locali, non più in grado di far fronte con le risorse a loro disposizione, al fabbisogno sociale del territorio; e delle associazioni di volontariato, alla ricerca di mezzi con cui svolgere dignitosamente la propria importantissima funzione. È così che la Fondazione, nella sua opera di selezione dei progetti più meritevoli ed utili alle finalità dei vari settori di intervento, assume la funzione di una vera e propria “Merchant Bank” del sociale, in cui gli stakeholder, i portatori di interesse, finiscono per coincidere con le comunità stesse dei centri in cui l’ente opera.
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È attraverso la determinante partecipazione ai progetti del sociale che la Fondazione persegue il proprio scopo, cui è destinato il patrimonio dell’ente: la crescita sociale e culturale del territorio, con una strategia di investimento da “operating foundation” per lo sviluppo su iniziativa dell’ente di alcuni importanti progetti particolarmente rilevanti e con un forte impatto per l’intera collettività, ma soprattutto mantenendo il ruolo di “grant making foundation”, come erogatrice di contributi che consentono la realizzazione di un gran numero di progetti molto diversificati tra loro, necessari alla vitalità del diffuso tessuto delle organizzazioni no profit, autentico motore sociale delle comunità locali. È seguendo queste direttrici strategiche, in una logica di gestione mirata esclusivamente al raggiungimento degli obiettivi della propria missione di utilità sociale, che la Fondazione è diventata un punto di riferimento per tutto il territorio, continuando a rappresentare, nella sfida dettata dalle nuove regole della globalizzazione dei mercati, una risposta certa ai bisogni ed alle istanze ed aspirazioni di crescita delle comunità locali, che 160 anni fa portarono alla nascita della Cassa di Risparmio di Civitavecchia.
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